Campini-Caproni C.C.2

Caproni Campini N.1

PaeseItalia
RuoloAerei sperimentali
Primo voloIl 27 agosto 1940
Costruito2

Le Caproni Campini N.1, also known as the C.C.2, was an experimental jet aircraft built in the 1930s by Italian aircraft manufacturer Caproni. The N.1 first flew in 1940 and was briefly regarded as the first successful jet-powered aircraft in history, before news emerged of the German Heinkel He 178’s first flight a year earlier. During 1931, Italian aeronautics engineer Secondo Campini submitted his studies on jet propulsion, including a proposal for a so-called thermo-jet to power an aircraft. Following a high-profile demonstration of a jet-powered boat in Venice, Campini was rewarded with an initial contract issued by the Italian government to develop and manufacture his envisioned engine. During 1934, the Regia Aeronautica (the Italian Air Force) granted its approval to proceed with the production of a pair of jet-powered prototype aircraft. To produce this aircraft, which was officially designated as the N.1, Campini formed an arrangement with the larger Caproni aviation manufacturer.

fonte: Caproni Campini N.1 su Wiki

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Il Caproni Campini N.1 era un aereo sperimentale costruito nel 1930 dal costruttore aeronautico italiano Caproni. L'N.1 era alimentato da un motorjet, un tipo di motore a reazione che utilizzava un motore a pistoni convenzionale per azionare un compressore. L'N.1 volò per la prima volta nel 1940 e fu brevemente considerato come il primo aereo a reazione di successo della storia, prima che emergesse la notizia del primo volo del tedesco Heinkel He 178 un anno prima.
Il N.1 era il risultato di una collaborazione tra Secondo Campini, un ingegnere italiano che aveva studiato propulsione a getto dal 1931, e Gianni Caproni, il fondatore di Caproni, una delle principali aziende aeronautiche italiane. Campini aveva dimostrato il suo motore termo-jet su una barca a Venezia nel 1934, attirando l'interesse dell'Aeronautica Militare Italiana e del governo. Caproni accettò di fornire la cellula e il motore a pistoni per il progetto, mentre Campini progettò il sistema a getto.
L'N.1 aveva un design monoplano convenzionale ad ala bassa, con una configurazione a doppia coda e carrello d'atterraggio retrattile. La cabina di pilotaggio era situata nel muso, con due posti per il pilota e l'ingegnere. Il motore a pistoni era montato nella fusoliera dietro la cabina di pilotaggio, azionando un'elica a quattro pale che fungeva anche da compressore per il motore a reazione. L'aria compressa veniva miscelata con carburante e accesa in una camera di combustione nella parte posteriore della fusoliera, producendo un getto di gas caldo che usciva attraverso un ugello.
Il N.1 effettuò il suo primo volo il 27 agosto 1940 a Taliedo, vicino a Milano, pilotato da Mario de Bernardi. Il volo durò 10 minuti e raggiunse una velocità di 130 km/h (81 mph). Il N.1 eseguì diversi voli di prova nel corso dell'anno successivo, raggiungendo una velocità massima di 375 km / h (233 mph) e un'altitudine di 4.000 m (13.000 piedi). Il 30 novembre 1941 il N.1 volò da Milano a Roma in un'ora e cinque minuti, con scalo a Pisa. Il volo è stato ampiamente pubblicizzato e celebrato dai media e dalle autorità italiane, che hanno affermato che l'Italia aveva raggiunto una svolta nell'aviazione.
Tuttavia, il N.1 aveva diverse limitazioni e inconvenienti. Il motore a getto era inefficiente e rumoroso, consumava molto carburante e produceva poca spinta. L'N.1 era più lento di alcuni caccia e bombardieri con motore a pistoni contemporanei, e aveva una corto raggio e resistenza. Il sistema a getto generava anche molto calore, richiedendo un raffreddamento costante da prese d'aria e radiatori ad acqua. Inoltre, l'N.1 fu presto oscurato dal tedesco Heinkel He 178, che aveva volato per la prima volta il 27 agosto 1939, utilizzando un motore a turbogetto più avanzato e potente del motogetto.
Il programma N.1 fu interrotto nel 1943, dopo che l'Italia si arrese agli Alleati durante la seconda guerra mondiale. Furono costruiti solo due prototipi, uno dei quali è conservato presso il Museo dell'Aeronautica Militare Italiana a Vigna di Valle. L'N.1 è considerato un'importante pietra miliare nella storia della propulsione a getto, ma anche un esempio di obsolescenza tecnologica e fallimento.

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